Viaggiando nei miei pensieri di papà...


Ci sono momenti in cui rileggo il blog e mi dico: cacchio…sto scrivendo di MIA FIGLIA, anzi delle MIE FIGLIE. Non è un blog qualsiasi, che ne so, di un hobby come ce ne sono tanti. E’ il diario di una FAMIGLIA
Mi prende dentro, questa consapevolezza, e frantuma la banalità del quotidiano. Stasera torno a casa non “solo” da mia moglie (solo è virgolettato, eh, ci mancherebbe! :-D), ma torno dalle mie bambine…il backstage di questa semplice verità è denso e complesso. E’ un mix interessante, che attraversa soprattutto il mio passato, in cui non mi vedevo di certo “marito e padre tra meno di 10 anni”.
E invece eccomi qua… la paternità è, senza niente che possa competere in nessun raggio di tempo (da qui all’eternità) è, per dirla facile, la cosa che mi rende più soddisfatto e orgoglioso. Mi da gioia celebrarla su questo spazio tra il privato e il pubblico, mi da gioia viverla intensamente con chi mi ha accettato e con chi mi fa migliorare giorno per giorno. Mi da gioia pensare che sono un papà.
Uno dei tanti, ma a mio modo e ai loro occhi incredibilmente unico.
Io amo essere papà. So che nel tempo sarò un insegnante e un fratello, un amico e un compagno di giochi, un confidente e un rompicoglioni. So che mi diranno che mi vogliono bene, e qualche tempo dopo diranno che non capisco niente, che sono antico. So che discuteremo, so che parleremo, so che mi faranno, a volte, alzare gli occhi al cielo. So anche che al mio fianco avrò un’altra colonna portante, gentile e granitica, semplice e dinamica, pragmatica e… fertile (di idee!).
Non è tutto facile e meraviglioso, come forse traspare dai miei post. Qui sul blog non ho mai scritto “ma come cavolo è che un giorno dorme tutta la notte e la volta dopo dobbiamo alzarci ogni ora??”. Non ho mai scritto che in dieci mesi non so ancora interpretare esattamente il pianto di Ginevra e la cosa mi fa arrabbiare con me stesso. Non ho mai scritto di lacrime e pianti, che ci sono stati. Non ho mai scritto che ci sono volte che mi innervosisco perché non è tutto “perfetto come vorrei”.
Eh sì, decisamente miro alla perfezione, che non esiste. Però…mi deve essere concesso: nel percorso di padre, certo, sbaglierò, ma voglio sbagliare il meno possibile e voglio prendermi la possibilità di rimediare agli errori. Desidero contribuire a fare della mia famiglia un “luogo” che sia un esempio, di etica, di morale, di dedizione. Mi sento in grado di costruire qualcosa di grande. Mi sento, sì, come un Capitano di una grande nave, anzi, stando nel nostro terreno, come un Pilota che guida una casa viaggiante.
Un Pilota che rispetta i limiti, che saluta i passanti, che scrive le regole insieme alla Regina di Casa, che guida di giorno e riposa la notte. Un Pilota che non sta al centro di un cerchio, ma è parte di esso. Un Pilota che ama la sua truppa e che sente l’amore ricambiato. Un Pilota che è partito 10 anni fa per un viaggio lunghissimo e che ha tagliato, ancora, pochissime tappe.

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