A little bit of Great Grandmother

Diciamolo: le bisnonne che non ci sono più, è come se fossero rimaste qui a osservarci.

10 anni fa, dopo pochi giorni che io e quella che sarebbe diventata mia moglie "stavamo insieme" (che espressione giovanile, per un quasi 30enne...) Nonna Maria fu ricoverata all'ospedale. Quando Valentina lo venne a sapere, pianse. Non era niente di grave, ma io mi ricordo che pianse.

In quel periodo il mio rapporto con i nonni era un pò...trasversale, nel senso che ero praticamente "fuggito" da casa e mai come in quel periodo fu così avvertito il mezzo secolo che ci separava in abitudini, consuetudini, comportamenti. Dunque, anche se nei successivi anni ho nuovamente imparato ad apprezzare e amare i nonni come un nipote modello, con dedizione e passione, in quel momento non compresi completamente quel pianto.

Ripensandolo, ricordo anche le altre lacrime versate per i nonni ma, vedendo questa foto di Ginevra, preferisco decisamente ritrovare i loro sorrisi. Mai esagerati, mai sgarbati, piuttosto sottili, gentili, intimi.


Nella foto di Ginevra che impasta ritrovo anche il nipotino Massimiliano che aiuta Nonna Lina girando la manovella della mitica impastatrice Imperia, che trasformava delle lenzuola di pasta fresca in fettuccine. Oppure "la rotella" per tagliare i ravioli. La madia è la stessa che Nonna Daniela usa per mostrare a Ginevra "come si fa". Un passaggio tri-generazionale di consegne culinarie.

Nel quadro, ricostruito attorno a questa foto, intravedo anche Nonna Mara con la sua minestrina e la tv in bianco e nero. Una visione quasi ottocentesca, nobilmente ploretaria; un'ambientazione che ritrovo nei nomi che abbiamo scelto per le eredi delle nonne.

Due nomi che sanno di antico, ma quell'antico buono, che dura nel tempo.

Questo post partecipa al concorso pranzo di famiglia !

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