Quando torni papà?

Ieri, con il mio pancione virtuale, ho dedicato un pomeriggio al me stesso che ama l'arte, e al me stesso che ama essere padre. Anzi, essere papà.

Nel primo pomeriggio ho fatto visita al mio grande amore artistico Van Gogh e al suo amico Gauguin. Il suo Chi Siamo mi è parso un precursore delle visuali in 16:9 e in 3D.
E poi, Vincent. Il cielo giallo del Seminatore mi ha inondato di positività.

Uscito dalla mostra, tra banchetti natalizi e ri-giocattoli, sono stato ad un incontro organizzato dall'arcidiocesi e della Provincia nell'ambito dell'iniziativa chiamata "l'Università dei genitori".
Un incontro intitolato "Quando torni papà? Quale ruolo per i padri nell'educazine dei figli".

Negli appunti della mente ho fissato due elementi.

Il primo riguarda il rapporto in trasformazione da "padre a papà". Sebbene sia inutile parlare di "nuovi padri", ma piuttosto di una tendenza in atto, è pur vero che i tempi della patria potestà sembrano effettivamente più lontani di quanto non siano in realtà. Non sapevo, onestamente, che la patria potestà, nel diritto italiano, fosse rimasta in vigore fino al 1975, poi sostituita dalla potestà genitoriale. In pratica i genitori di oggi sono i primi ad affrontare, in toto, il proprio ruolo a parità di diritti e doveri. Ma già anni prima, come ha spiegato il relatore Fulvio Scaparro, si poteva avvertire la differenza, ad esempio, nell'essere chiamato papà piuttosto che padre. Già anni prima, la tenerezza e delicatezza nell'esprimere i sentimenti contava qualcosa. Il Totò di San Giovanni decollato avvertiva questa diversità di emozioni, pur essendo un vero padre-padrone, anche nello scegliere il fidanzato per la figlia...



Il secondo elemento è l'utopia.
Quando un neonato viene al mondo, non sa, naturalmente, che nulla dura per sempre. Se lo sapesse, non vorrebbe certo nascere. Ma come facciamo allora noi, che ben sappiamo che tutto ha una fine, a vivere e tendere alla felicità? Quello che ci tiene in piedi è l'utopia, intesa come progetti, storie, obiettivi, sogni. E' con questa materia che possiamo mandare avanti una famiglia. Creando il nido, progettando e inventando storie, immagini, futuri possibili e (im)possibili. Mi piace questa idea di credere all'utopia, di farla propria, senza ritenere a priori che qualcosa, un domani, possa essere precluso a prescindere.

Un pò come Gauguin e Van Gogh con i loro sogni dentro una tela.
E in effetti esprimeva proprio questo concetto, Vincent, scrivendo le sue speranze disperate al fratello Theo: "Che cosa sarebbe la vita se non avessimo il coraggio di fare tentativi?"

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