Delizia e castigo e delizia
Ieri ho passato una delle giornate “più belle” della mia vita
con pancione e derivati.
Bella nel senso che al bello può dare un padre, ovvero
prendersi una figlia per mano, mettere in moto la macchina e andare in gita,
noi due soli, papà e primogenita. Dal mare all’entroterra sardo, dal nuraghe di
Armungia a Torre Salinas fino agli asinelli e ad un acquisto estemporaneo, un
po’ di miele sardo da mettere sulle seadas.
Meraviglia condita dalla terza notte di riposo consecutiva,
ultime due per gentile concessione della nonna che si è tenuta la Dada a
dormire con sé.
Poi, la mattina di oggi. Sembra tutto ok ma quando arriviamo
in spiaggia Ginevra fa la matta. Piange per niente e non si quieta, dando sfogo
ad un vero capriccio da duenne quale ancora – per poco – non è. Cerchiamo di
far finta di nulla, ma niente. E allora, la decisione. Niente spiaggia, niente
mare. L’ho presa riportandola in camper, e strillava. Nel passeggino ha dormito
5 minuti, ridestandosi all’improvviso e frignando ancora. Mi ha fatto male
metterla “in punizione”, in castigo, se così si può di dire e fare trattandosi
di una bimba di 22 mesi.
Fatto sta che è successo. Io l’ho considerato un vero castigo
e lei pure, credo, perché alla fine si è messa da sola zitta zitta contro la
porta del camper, poi è venuta verso di me, ancora zitta zitta. Io a spiegarle
ormai con tono pacato perché l’avevo sgridata, lei dopo qualche secondo alza
gli occhi col suo sguardo diagonale e mi sorride. Capisco che ha capito, per
non pensare che fa la furba…e anche fosse, il castigo per una bimba così
piccola non può durare in eterno, cioè più di un’oretta.
E allora le dico…”facciamo pace”.
Le tendo la mano e lei poggia la sua sulla mia, piccola
nella grande.
Delizia, castigo e ancora delizia.
Ps: Dada, tranquilla…in questo post ti trascuro ma ho un
secondo cuore nel petto, tutto per te.
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