Il lupo buono


Quando mi dici "ho sonno" ti porto a nanna. Se fossimo lupi ti prenderei per la collottola, e invece siamo bipedi e ti prendo in braccio. Tu metti la testa sulla mia spalla sinistra e le tue braccia fanno il giro del mio collo. Sei con il tuo papà e non ti può succedere niente di male.

Chiudiamo le porte di casa per fare più buio, entriamo in cameretta e ti sporgi verso il lettino. Ti levi l'elastico dei capelli, ogni tanto cerchi un gioco da mettere vicino al letto, ma non sempre. Ti cambio e ti metto il panno. Spesso vuoi stare con la maglia che hai addosso, non vuoi quella del pigiama e io te lo concedo (sperando che la mamma il giorno dopo non se ne accorga...). Ti copro con lenzuolo e coperta, sapendo che non rimarranno così per molto; a volte hai così sonno che sei già girata a faccia in giù, con gli occhi semichiusi, altre volte parli o canticchi. C'è stato un periodo che avevi sei pupazzi nel lettino, ma qualche settimana fa li hai messi via tutti. Anche il cuscino di Peppa non lo vuoi più, almeno in questo periodo è così. Forse vuoi essere grande, e crescere un po' di più di quanto ti concederà la notte.
Io, accarezzandoti ti dico sempre la stessa frase: spengo la luce, e vengo a raccontarti la storia.

Mi siedo a fianco al lettino e c'erano una volta tre porcellini. C'è stato un periodo che volevi cambiare storia, a volte topolino, a volte spiderman. Erano storie inventate, mentre i tre porcellini è sempre la stessa e ormai la leggo nella memoria e nel nero della stanza. Sempre le stesse parole, sempre lo stesso tono.

Ci sono sere che basta raccontarla una volta, ma sono arrivato anche a raccontartela nove o dieci volte, aspettando il respiro del sonno, quel respiro più intenso e regolare. Non interrompo mai la storia a metà, arrivo sempre a poterono vivere felici nella loro casetta di mattoni. Anche se stai ronfando alla grande, non mi interrompo mai a metà, anche se ormai la mia voce è solo un silenzio nel silenzio, e la storia la sto raccontando a me stesso, nella mia testa, immaginandomi un lupo cattivo che soffia sulle case, che entra in un camino per mangiarsi i porcellini, ma si brucia nell'acqua bollente e scappa via con la coda bruciata. Lui è un lupo cattivo e fa la fine che si merita.

Ma tu sai che ci sono anche lupi buoni, come papà.

A questo punto della storia, il lupo buono esce dalla stanza trascinandosi piano per non far rumore, quel rumore delle ginocchia che scricchiolano che mesi fa bastava per farti svegliare. Apro e chiudo la porta come un fantasma, esco come fossi trasparente. Accendo la radiolina. Qualche volta succede, ti sento tossire o ti sento chiamare. Ci sono volte che non hai sonno, ci sono volte che preferisci la mamma per abbandonarti al sonno.

Ma di fatto questa è la nostra routine: spero ti piacerà leggere, un giorno, come ti addormentavo quando avevi 3 anni. Non te lo ricorderai da sola, come tante altre cose, fatti, bellezze che stanno accadendo in questi anni. Forse riderai quando ti dirò che uscivo dalla cameretta in quel modo strambo, per timore di svegliarti. Ma sai, i lupi buoni hanno paura di sbagliare. Ed è per questo che, sbagliando, cercano di migliorare e rimediare.

Per il bene del proprio branco, per non svegliarsi un giorno e accorgersi, troppo tardi, di essere diventati lupi cattivi...

"Nonno, perché gli uomini combattono?"
Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma:
"Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi
"Quali lupi, nonno?
"Quelli che ogni uomo porta dentro di sé."
Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra loro, forse per accendere la sua curiosità. Infine il vecchio, che aveva dentro di sé la saggezza del tempo, riprese con il suo tono calmo
"Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo."
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
"E l'altro?"
"L'altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede."
Il bambino riprese a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
"E quale lupo vince?"
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.
"Quello che nutri di più."
(I due lupi, leggenda Cherokee)

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