"con mio papà gioco coi lego"


Mesi fa mi è toccato entrare nella polvere disordinata di una cantina, e svuotarla. 
Tutta. 
Era la cantina dove anni passati e dimenticati si erano ammassati, incastrandosi, sporchi, spenti, rotti.

Sotto a tutto, ma proprio a tutto, c'era un sacchetto rosa, con qualche buco. 
Un sacchetto di mattoncini, di Lego, chiamiamoli con il loro nome. 
Sono rimasto con quei lego in mano per qualche minuto, e poi ho deciso che avrebbero fatto compagnia agli altri oggetti di quella cantina. 
Nella spazzatura. 
Non aveva senso tenere quei feticci mezzi scassati, quando si hanno ricordi che travalicano le generazioni.

La macchinina grigio e rossa, con tanto di motorino, costruita con mio nonno.
La tovaglia di lego sparsa sulla tovaglia di stoffa del tavolo rotondo a casa di papà.
Le ore, i giorni, le settimane, i mesi, gli anni di lego. 
Di costruzioni seguendo le istruzioni, e di invenzioni seguendo la fantasia.
Tempi e tempi di cose fatte e disfatte, eterna penelope infantile.
Le montagne di scatole e sacchi di mattoni colorati, che coloravano giornate spesso grigie (in cielo e dentro di noi).

Parliamo di 30 anni fa e di tre generazioni che si incastrano tra loro.
E oggi la quarta generazione - in carne e all'anagrafe Ginevra e Adelaide - continua a costruire fantasie di colori multipli: celebri doppie torri che arrivano al tetto e fanno ponte sulla trave della mansarda. Le costruzioni "usando tutti i pezzi". E da qualche settimana qualcosa di più sofisticato: papà, mi fai un areo coi lego?

Il legame che lega me e loro, i lego che ci legano. tanto che nei bigliettini preparati alla materna, in occasione della festa del papà, recitavano entrambi la stessa frase: "con mio papà gioco coi lego".

Mi avete fatto piangere in un giorno in cui volevo piangere. 
E mi ha fatto bene.
Anche non sono in ogni singolo istante la persona che viene a salvare il topolino dal gatto; questo cantavate ieri. 
Anche se di notte non sono in ogni istante il supereroe silenzioso che viene a tranquillizzarvi nel buio, anzi a volte ci mando la mamma buttandola giù dal letto.
Anche se poi tutto è magnifico...una canzone di questi giorni.
Sì, è magnifico giocare con voi, per quanto mi riguarda non c'era bisogno di scriverlo come promemoria nello striscione di auguri che ha accolto i papà ieri a scuola. 
Nemmeno l'altro avvertimento era necessario, sperando che qualcuno capisca cosa intendo.

Io sono questo...un uomo con la barba che gioca con i lego e in casa cerca di fare il meglio che può, come facevano mio nonno e mio papà.

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