Castore e Polluce



Ieri sera, dopo aver messo a nanna le bimbe, ci siamo seduti in terrazza a vedere il cielo accendersi. Poter guardare le stelle senza il velo di luci grigie della città è invitante.
Stimola l'ascolto di quei punti lontanissimi, e la loro conoscenza.

Se oggi guardo in alto riconosco Venere, il primo a salutare quando il sole indora le colline, a ovest. Poi Giove, più a sud. In rapida successione Capella, e le teste dei Gemelli, Castore e Polluce. Voltandoci a Nord cerchiamo Polaris. Difficile senza un aiuto, perché dal quel lato le luci del paese e delle case intorno fanno da contrasto. Faccio partire Stellarium e mi oriento.
Orsa Maggiore, Orsa Minore... eccola la stella Polare, piccola, fioca, sopra le nostre teste.

Durante l'osservazione il ricordo del tramonto si fa notte; i pipistrelli svolazzano, qualcosa grugnisce nel verde nero del bosco. Castore e Polluce sono sempre lì, più o meno, anche se tutto ruota impercettibilmente. Passa anche la stazione orbitante, velocissima, sarebbe un UFO se non sapessi che esiste. Altre stelle nel frattempo sono arrivate, ma i due dioscuri gemelli intensificano la loro attrazione su di me. Sono due, vicini, fanno la guardia a Venere, e mi fanno pensare alle due creature che ronfano a pochi metri dalla mia testa, nella cameretta col tetto a punta.

Quando le penso, la prima speranza che dedico a loro è che abbiano sempre tanta sete e fame di imparare le cose della vita e del mondo. Papà e mamma in pochi mesi hanno ritrovato quella fame un po' assopita dalla normalità della vita cittadina, quel desiderio di fare, di reinventarsi un po'.

Piccole cose belle e luminose, come Castore e Polluce, che non hanno la brillantezza di Venere e Giove, ma non sono difficili da individuare: bisogna solo avere occhi, entusiasmo e pazienza...

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